"L'Unità d'Italia, un valore che ci rende popolo"

TERAMO – Il recupero di quell’identità che ci rende “popolo” e il senso dell’Unità d’Italia nella memoria dei più giovani sono stati i temi al centro del discorso che il sindaco di Teramo, Maurizio Brucchi, ha tenuto nel corso delle celebrazioni del 4 novembre che hanno avuto inizio con cerimonia commemorativa lungo di Monumento ai Caduti in viale Mazzini.

“Signor Prefetto, autorità civili, politiche e religiose, associazioni degli ex combattenti, studenti, concittadini, siamo qui riuniti dinanzi al monumento ai Caduti di tutte le guerre per rendere l’omaggio e rinverdire la memoria dei tanti che hanno sacrificato la propria vita sui campi di battaglia, nei cieli, in mare aperto, per fare del nostro Paese una nazione coesa, libera, tesa verso il perseguimento della felicità individuale e del benessere collettivo.

L’avvicinarsi del 150° anniversario della creazione dello Stato italiano esige quest’oggi una riflessione sugli avvenimenti che portarono alla nuova sistemazione del nostro paese.
Mi capita di chiedere ai giovani di esprimere la loro opinione sul senso di quell’evento storico e in molti dichiarano di non ritenerlo per nulla attuale. I giovani non si sentono coinvolti personalmente, la nebulosa è l’avvenire ben più che l’interrogazione storica e lo sguardo all’indietro.
In generale siamo tutti più concentrati sugli aspetti economico-politici del nostro Paese, dimenticando l’orgoglio culturale che ci accomuna e che può rappresentare la leva per garantire all’Italia e ai nostri giovani un nuovo futuro e una nuova competitività.
Capire e comprendere l’Unità d’Italia ci è utile per recuperare la nostra identità e le radici profonde del popolo italiano. L’Unità d’Italia accadde, infatti, non per “inganni” e “corruzioni” – come si può leggere talora in pagine ispirate più dalla nostalgia che da una serena ricostruzione del nostro passato – ma per quella che potremmo chiamare “la forza delle cose”.
Un napoletano dell’antico regno e un piemontese del regno subalpino “si fecero italiani non rinnegando il loro essere anteriore ma innalzandolo e risolvendolo in quel nuovo essere”, come scrisse Benedetto Croce nella sua Storia d’Europa, profetizzando un tempo in cui “francesi e tedeschi e italiani” si sarebbero innalzati a europei  e i loro pensieri si sarebbero innalzati all’Europa e i loro cuori avrebbero battuto per lei  “come prima per le patrie più piccole, non dimenticate già, ma meglio amate”.
Ed è proprio questo messaggio che dobbiamo fare nostro e attualizzarlo, vivere la nostra identità culturale e nazionale ma aprirci all’Europa, allargando i nostri orizzonti e la nostra visione, rinunciando ai particolarismi e accogliendo il seme dell’integrazione e dell’essere popolo tra i popoli.
Jean Monnet, uno dei padri fondatori dell’Unione europea aveva detto che se si potesse ricominciare a costruire l’Europa, bisognerebbe iniziare dalla cultura e promuovere una scuola ed una università in cui si possa sentire, pensare, vivere l’Europa. La scuola e le Istituzioni in generale devono tendere a costruire e ad accrescere il senso di appartenenza ad una Europa cosmopolita, intesa non tanto e non solo come potenza economica e politica, quanto come «spazio di libertà, sicurezza e giustizia, capace di andare alla radice della pace e dell’ordine internazionale.
Un ordine che è oggi garantito dalla straordinaria attività delle Forze Armate impegnate nell’opera di pacificazione in diverse aree critiche. Sono attualmente 33 le missioni, disseminate in 21 Paesi più 2 aree geografiche, con un coinvolgimento totale di 9.295 militari, che si sacrificano quotidianamente per promuovere ed affermare la Giustizia, la Democrazia e la Libertà. Questa è la missione dei nostri militari, molto diversa – negli scenari politici, storici, sociali – da quella dei quali oggi si celebra la ricorrenza, ma uguale, nelle caratteristiche della dedizione, dello spirito di sacrificio e dell’altruismo.
Le nostre Forze Armate sono esemplari. I ragazzi, gli ufficiali cui sono affidati compiti assolutamente delicati, i Comandanti che dirigono le operazioni, dimostrano ogni giorno il loro valore, il coraggio, la loro abnegazione, talvolta fino al limite estremo.
Per tutte queste ragioni, credo che la giornata odierna sia utile per continuare a trovare alimento nella storia e nelle tradizioni che hanno modellato le nostre genti.
È questa nostra identità che ci fa "popolo", un popolo che cammina  senza negarsi difficoltà, rallentamenti, ostacoli ma anche senza nascondersi i progressi, lungo un percorso di crescita nel quale vogliamo continuare a procedere”.

        
Maurizio Brucchi
Sindaco di Teramo